C’è un momento spartiacque, nella nostra storia moderna: la crisi dei mutui del 2008 e le sue ricadute sulla nostra società. È in quel momento che, convenzionalmente, si individua la nascita del contesto VUCA in cui oggi viviamo.
VUCA è un acronimo delle parole Volatile, Incerto, Ambiguo, Complesso e rappresenta al meglio la sfida che le nostre aziende, ogni giorno, devono affrontare operando in un mercato che non offre certezze, correlazioni causa/effetto, stabilità.
È in questo contesto che, sullo sfondo dei 4 megatrend mondiali ormai in atto da anni (globalizzazione, crescita demografica, sostenibilità, trasformazione digitale) nasce e si evolve la IV rivoluzione industriale: la più impattante, veloce, ampia rivoluzione che si sia mai vista.
Intelligenza artificiale, dematerializzazione e cloud, bioingegneria, connettività a banda larga, metaverso, blockchain sono solo alcuni dei termini che riportano a concetti inimmaginabili solo qualche anno fa, e che sono diventati invece parole di uso comune nella vita di ogni giorno.
La IV rivoluzione industriale ha una caratteristica ben precisa, che la differenzia da ogni altra rivoluzione che il mondo industriale abbia mai conosciuto: per la prima volta non è qualcosa di relegato ad un solo specifico settore ma abbraccia e permea ogni settore ed ogni sistema.
Ognuno di noi, volente o nolente, si sta misurando con questo enorme cambiamento. Basti pensare che ad oggi l’evento più seguito della storia è stato un concerto organizzato all’interno del Metaverso!
È una rivoluzione velocissima, incalzante: quante volte, a ognuno di noi, capita di pensare di non riuscire a tenere il ritmo imposto dalla tecnologia? È la legge di Martec: la tecnologia evolve ad una velocità esponenziale mentre le organizzazioni umane e sociali evolvono alla velocità logaritmica.
È questa, dunque, la velocità che lo sviluppo tecnologico impone alle aziende di tutto il mondo ed è questa la sfida che tutto il nostro sistema produttivo è costretto a raccogliere.
Netflix, Uber, Airbnb, Amazon, Google sono solo i primi nomi che ci vengono in mente quando pensiamo ai colossi in grado di cavalcare i nuovi paradigmi sociali e produttivi. Sembrano distanti e legati ad un mondo che non ci appartiene. Eppure pensiamo a qualcosa di più vicino a noi, come ad esempio la nota azienda e-commerce che commercia bottiglie di vino: ci suggerisce cosa comprare in base ai nostri gusti, ci rende l’acquisto semplicissimo attraverso il nostro telefono e l’ordine non viene processato da nessun essere umano perché viene elaborato in tempo reale da un gestionale che invia la richiesta di picking al magazzino automatizzato che poi la destinerà al vettore corretto per minimizzare tempi e costi di trasporto. Dal click al bicchiere in poche ore! È questa la nuova normalità!
Il mondo manifatturiero si è già mosso, è in evoluzione: i paradigmi produttivi tipici del boom degli anni 80 e 90 sono già stati soppiantati da concetti come sostenibilità, Industria 4.0, Internet delle cose, smart factory, sistema cyber-fisico, servitizzazione.
La trasformazione digitale abbraccia e guida l’evoluzione delle nostre organizzazioni produttive prima ancora che quella della nostra società: cambiano i prodotti, cambia il valore per il cliente, cambia il modo di prendere le decisioni e cambiano, soprattutto, i processi aziendali. Capirlo e implementare la soluzione corretta significa mettersi nelle condizioni ideali per mantenere o guadagnare la propria fetta di mercato. Dati ci dicono che il ROI medio di un investimento digitale è del 17% già nel primo anno, così come è conclamato un aumento di produttività e una forte contrazione dei costi.
Attenzione però: ad oggi più del 60% dei progetti di trasformazione digitale falliscono. Le cause principali sono la mancanza di una chiara visione da parte della leadership, un forte blocco culturale da parte delle risorse interne all’azienda, o peggio ancora l’adozione di uno strumento sbagliato inserito in un ecosistema IT arcaico.
La trasformazione digitale è un viaggio che necessita di una meta ben chiara e definita, del mezzo adatto per affrontare lo spostamento e dell’autista corretto per arrivare all’obiettivo finale.
Oggi le nostre aziende hanno davanti questa sfida capitale: riuscire a capire l’importanza di intraprendere questo viaggio, intravedendo la meta finale con visione e lungimiranza.
Capirlo rapidamente può fare la differenza tra essere l’azienda che si appresta a diventare leader di mercato, e quella che rischia di venire schiacciata dai competitor che nel frattempo si sono dotati degli strumenti adatti.
Chi vogliamo essere? I leader di mercato o gli inseguitori affannati? il contesto in cui viviamo non ci concederà il lusso di prendere sottogamba una decisione come questa. Il futuro, che sembrava così distante nei film visionari di qualche anno fa, è già qui.
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