Mai come in questi giorni, tra bollette alle stelle e previsioni future non positive, si sente l’esigenza di ricorrere a fonti energetiche alternative. Se si ha anche a cuore il tema della sostenibilità la ricerca andrà molto probabilmente nella direzione dell’utilizzo di impianti fotovoltaici.
In Veneto il Consiglio regionale sta cercando l’accordo per disciplinare la produzione di energia alternativa attraverso i pannelli fotovoltaici. Dalle ultime notizie la direzione sarà comunque quella di privilegiare le installazioni sui tetti anziché lo sfruttamento del suolo, soprattutto in considerazione delle contestazioni degli operatori del settore agricolo.
In tema ci sono ottime notizie per le imprese agricole e per le imprese agroindustriali che non hanno partecipato, o non potevano partecipare, al bando PSR Veneto scaduto il 10/03, e che vogliono installare impianti fotovoltaici sui tetti dei propri fabbricati strumentali.
Il Ministero dell’agricoltura ha infatti comunicato che è stato firmato il decreto che fornisce le direttive necessarie all’avvio del bando per accedere a contributi a fondo perduto per la misura “Parco Agrisolare”. Per tale agevolazione, che rientra nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), sono stati complessivamente stanziati 1,5 miliardi di euro.
Considerato che l’iter legislativo è in fase conclusiva, vediamo alcune caratteristiche del bando indicate nell’avviso di consultazione tecnica già pubblicato a fine 2021 e alcune considerazioni sul perché investire in un impianto fotovoltaico.
Beneficiari, interventi e aiuti
I beneficiari saranno:
– gli imprenditori agricoli professionali (IAP).
– I coltivatori diretti iscritti alla previdenza complementare.
– Le imprese agroindustriali.
Gli interventi ammessi sono l’acquisto e la posa in opera di pannelli fotovoltaici, unitamente all’esecuzione di uno o più dei seguenti interventi:
– rimozione e smaltimento dell’amianto dai tetti.
– Realizzazione dell’isolamento termico dei tetti.
– Realizzazione di un sistema di aerazione connesso alla sostituzione del tetto (intercapedine d’aria).
Gli interventi devono essere realizzati sui tetti dei fabbricati strumentali all’attività agricola, zootecnica e agroindustriale. Sono quindi esclusi gli impianti che occupano il suolo. Gli impianti realizzati devono prevedere potenza non inferiore a 10 kWp (Kilowatt pizzo) e potenza massima pari a 300 kWp.
Per ciascun beneficiario la spesa massima ammissibile è pari a 250.000,00 euro, iva esclusa.
È previsto un incentivo in conto capitale fino al 65% della spesa massima ammessa, con un incremento del 25% per l’imprenditoria giovanile. Inoltre, l’incentivo è cumulabile con altri incentivi in conto capitale o conto energia.
Presentazione delle domande e criteri di priorità
Le istanze di ammissione al contributo potranno essere presentate direttamente dagli interessati, che quindi presumibilmente dovranno essere dotati di SPID, ovvero per il tramite dei CAA (Centro Assistenza Agricola) o di professionisti abilitati.
Alla richiesta dovrà essere allegata la seguente documentazione:
– Modulo con anagrafica beneficiario, descrizione catastale dei fabbricati oggetto di intervento; descrizione di massima dell’intervento; richiesta di contributo.
– Relazione tecnica a cura del professionista abilitato contenente: descrizione del sito e dei lavori; stima preliminare dei costi; cronoprogramma delle attività; descrizione dei lavori, con le specifiche tecniche dei materiali; visura del catasto fabbricati; dossier fotografico ante-operam per le coperture in amianto.
La novità rispetto ai bandi nazionali più recenti è che, da quanto desumibile dall’avviso, l’invio della domanda non sarà un click-day!
È prevista infatti una lista di criteri per individuare la priorità delle domande tra cui:
– Interventi già autorizzati.
– Impianti destinati all’autoconsumo.
– Installazione di impianto fotovoltaico che prevedono anche la rimozione dell’amianto, l’isolamento termico, e/o l’areazione del tetto.
– Interventi in aree colpite da avversità climatiche, ambientali e sismiche.
– Previsione della condivisione dell’energia autoprodotta in comunità energetiche rinnovabili.
Solo in caso di ex-aequo, verranno utilizzati i seguenti criteri:
– richiedenti che rientrano nella categoria dei giovani agricoltori.
– Richiedenti che rientrano nella definizione di imprenditoria femminile.
– Presenza di un sistema di accumulo.
– Importo del progetto maggiore.
– Data di presentazione della domanda.
Alcune considerazioni sulla convenienza dell’investimento
L’opportunità, almeno sulla carta, è allettante. Soprattutto in considerazione del contesto di crisi energetica in cui viviamo. Il mero risparmio sulla bolletta dell’energia non è una ragione sufficiente per affrontare un investimento del genere, soprattutto se l’intervento non è coerente con la propria strategia aziendale o non è in grado di generare valore in futuro.
A chi conviene allora veramente cercare di approfittare di questa opportunità?
Ovviamente a chi ha già avviato l’iter per ottenere le autorizzazioni. La decisione di investire in questo caso è già stata presa indipendentemente dall’esistenza del bando, quindi la possibilità di ottenere i contributi libera potenzialmente finanza aziendale per altri investimenti. Da sottolineare, inoltre, che un intervento già autorizzato costituisce criterio di priorità per la graduatoria finale.
È un’opportunità molto interessante anche per tutte quelle imprese che hanno deciso di indirizzarsi verso una produzione sostenibile. In questo caso può valer comunque la pena avviare l’iter autorizzativo, che sicuramente richiederà del tempo, e provare ad approfittare della misura “Parco Agrisolare”. Per chi ha deciso di convertirsi ad una produzione più rispettosa dell’ambiente, installare un impianto fotovoltaico, ma anche rimuovere l’amianto dai tetti o realizzare sistemi di areazione, sono investimenti coerenti con la propria strategia aziendale e che prima o poi dovranno essere fatti.
Infine, potrebbe essere conveniente anche per gli imprenditori agricoli con un’età vicina ai 60 anni e che dispongono dei fondi necessari per affrontare comunque quest’investimento. Sappiamo che attualmente il passaggio generazionale di molte piccole aziende agricole è una questione spinosa in quanto da una parte mancano soggetti più giovani a cui trasferire l’azienda e dall’altra il mercato fondiario presenta alti costi di entrata, rendendo più facile il ricorso all’affitto. In questo contesto migliorare gli immobili del proprio fondo oggi potrebbe rendere più appetibile la cessione o l’affitto dell’azienda agricola un domani.
Indipendentemente dalle ragioni aziendali, e al di là degli spunti offerti, in ogni caso si ricorda che nella valutazione finanziaria di un investimento vanno presi in considerazione diversi aspetti, anche complessi a volte, e che è sempre meglio confrontarsi con il proprio consulente aziendale di fiducia. Per le attività agricole tale confronto è ancor più fondamentale dato che la cessione di energia elettrica è considerata, almeno parzialmente, attività connessa. Per ora rimaniamo in attesa del bando definitivo.
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